giovedì 3 gennaio 2008

Come siamo e cosa vogliamo

Siamo felici ma solo in "privato". Siamo "arrabbiati" e vediamo gli altri come "opportunisti". Ci sentiamo sempre più "depressi" ed "egoisti", ma soprattutto viviamo in una dimensione di "disillusione".

Disillusi nei confronti della politica e della società. Non le beviamo più e pronunciamo le parole con sospetto. Ma crediamo ancora nel futuro, abbiamo speranza nel futuro se alla domanda "Cosa serve all'Italia?" rispondiamo, nell'ordine, "più giovani al posto di comando" (40,8%), "migliorare la scuola e l'università" (31,3%) e "più autorità e decisione da parte di chi comanda" (29,2%).

A seguire riteniamo che all'Italia serva:

  1. più solidarietà sociale,
  2. più disponibilità a fare sacrifici per il bene comune,
  3. più ottimismo e fuducia in se stessi,
  4. più attenzione alla tecnologia e alla innovazione

E' questa la fotografia che emerge dal sondaggio Demos-Eurisko, i cui dati sono pubblicati oggi da "La Repubblica".

Strano come non venga elencato un valore e uno strumento come quello della partecipazione. Partecipazione alle scelte politiche che ci riguardano come cittadini, partecipazione alla costruzione del bene comune, partecipazione come crescità del senso civico.

Non è certo un caso che gli intervistati ritengano se stessi "arrabbiati" e gli altri "opportunisti" e che ci si senta "disillusi".

Ma la rabbia, la disillusione senza la "partecipazione" rischiano di produrre opportunismo, mancanza di senso civico, di disponibilità a concorrere al bene comune, arte in cui siamo saldamente maestri.

Nessun commento: